Thursday, November 3, 2011

Nel 1996...

Nel discorso di inaugurazione dell'anno accademico 1996/97 il rettore, prof Rodolfo Zich, così si esprimeva:

"In questo decennio il Politecnico ha subito una profonda trasformazione non solo dal punto di vista delle strutture e dell'organizzazione, ma anche in termini di ruolo nell'ambiente culturale e nella società in generale.

"La Facoltà di Architettura sta completando la sua transizione al nuovo ordinamento, coerente con le direttive comunitarie.

"Quanto all'ingegneria, viviamo una fase di profonda trasformazione delle sue figure professionali. Come ha ben osservato il prof. Keniston nella sua relazione "La crisi dell'algoritmo degli ingegneri", da puro tecnico, di altissima specializzazione in un settore specifico, l'ingegnere si sta trasformando in un esperto con competenze multidisciplinari. Consci di questa tendenza e dell'importanza delle "humanities" nella formazione dell'ingegnere, abbiamo attivato l'Istituto Superiore di Scienze Umane con lo scopo di coordinare e promuovere formazione e ricerca sulle interfacce che connettono innovazione tecnologica e organizzazione della società e dell'impresa.

"Cambia anche il ruolo dell'Università nella società: non si tratta più di essere astratti produttori di cultura, di scienza o di tecnologia, avulsi dal contesto circostante, bensì parte attiva e punto di riferimento. In particolare, il Politecnico può assumere un ruolo importante, insieme agli altri attori istituzionali, economici, sociali e culturali, nel favorire la transizione verso la "societàdell'informazione", in modo che la tecnologia non porti all'esclusione, ma benefici vasti settori della popolazione e verso la "società cognitiva", dove tutti saremo chiamati a un apprendimento continuo.

"In questo decennio (1987-1996), il Politecnico è diventato una fucina di nuove idee, un luogo di sperimentazione, un incubatore di nuove iniziative, proprio perché ha saputo sfruttare gli spazi di libertà offerti al confronto e alla discussione, perché non si è rinchiuso in una torre d'avorio mentre la società, l'economia e la cultura cambiavano rapidamente, ma perché ha messo in discussione quelle che fino a poco prima erano certezze.

"Contemporaneamente, una serie di fattori esogeni, quali le leggi e le normative, ed endogeni, per esempio la crescita delle attività, le nuove opportunità, la maggior flessibilità, hanno generato un fenomeno di "complessificazione" dei rapporti all'interno del Politecnico. Per questa ragione, è necessario un comune impegno per la semplificazione del processo decisionale interno, anche mediante la revisione di strumenti e di norme che si sono appesantiti nel tempo.

"Non posso nascondere le difficoltà che abbiamo incontrato nell'interpretare i segni, troppo spesso contraddittori, dei tempi, nel governare il cambiamento pur garantendo il buon funzionamento dell'esistente, nell'operare come istituzione pubblica in un periodo di scarsa disponibilità di risorse.

"Siamo, però, riusciti a sviluppare le capacità dell'Ateneo di porsi in un contesto rinnovato di relazioni culturali, economiche e sociali e a cogliere gli stimoli esterni, trasformandoli, grazie all'attenta opera di indirizzamento del Senato Accademico e di gestione del Consiglio di Amministrazione e delle Facoltà in linee-guida strategiche e operative che ci hanno consentito di indurre un processo continuativo di ristrutturazione per raggiungere obiettivi di competitività e di qualità.

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